UN VECCHIO UN CAMMELLO E UN MELOGRANO (tutto nello stesso giorno)10/10/2006
Esistono eccome i giorni senza logica
senza ragione
e appartengono forse a una categoria,
indefinibile,
una cosa a parte
nessun termine esistente, come una dannazione leggera
un fatto dietro l’altro
oggetti senza nome, questa luce strana, un giorno già diverso
come una goccia d’urina tra i capelli alle 7,30 nello specchio, e poi
pezzi di ghiaccio nelle tasche alle 10,25
e tutti gli storpi e tutti i pazzi della città a convegno in Piazza della Repubblica alle 12
avanti e indietro avanti e indietro con le sigarette accese
e un cavallo azzurro la sera dentro al letto alle 23,34
accanto a voi
con gli occhi verdi pieni di sonno che vi osserva
e sbadiglia come un uomo
senza più denti.
Non affiora mai nessuna domanda
in questi giorni strani
nemmeno una domanda
solo un sogno notturno che lascia nella stanza sette otto orribili
statue di legno grezzo al posto del cavallo,
orribili e concrete ma col sudore dentro al buio ancora nessuna domanda né spavento.
Domani sarà NORMALE ordinario e rassegnato
I soliti PERCHE’ e tutta la paura conosciuta
ma l’altro ieri era così
un giorno a parte con sole e nebbia in una luce poco terrestre
e appena fuori casa vedo sulla Flaminia un vecchio al lato
di un gran traffico bestiale
un vecchio di almeno anni 85
che agita il pollice in direzione di marcia come un freack che va al mare nel ‘70
con la giacchetta di lana e i baffoni bianchi e sorride al traffico
di processionarie metalliche che allargano sistematiche la traiettoria
e lo evitano con cura, ma quello ride ai macchinoni
e porta sotto la giacca una camicia a quadri e i pantaloni di lana senza piega
consumati alle ginocchia
e solo due ciuffi di capelli bianchi sulle tempie tagliati freschi dal barbiere
e sorride alla scena inferocita dei motori con questo pollice agitato in mezzo al putiferio
nessuno l’ha avvertito che la folla è cambiata
non va più di moda
AUTOSTOP
la folla è malfidata e avvelenata ormai da tanto ma lui si sente davvero moderno
e quando mi vede si butta proprio in mezzo e spalanca le braccia
PROPRIO A ME
sempre col pollice agitato in aria come un burattino impazzito
vecchio pazzo (come hai fatto a diventare così vecchio?)
ma di ammazzarlo non ce la faccio proprio non me la sento di prima mattina, sangue
folla di curiosi e ambulanze
polizia
vigili
carabinieri
NON POSSO
allora metto la freccia e rallento con calma (apparente)
abbasso il finestrino e gli urlo curioso e incazzato
DOVE VAI !?
MI FA MALE UNA GAMBA, PORTAMI IN FONDO A VIA XX SETTEMBRE.
non era pazzo, aveva solo male ad una gamba
allora ho aperto lo sportello e lui è salito impiegandoci
non meno di dodici minuti con le macchine dietro che suonavano imbestialite
ma lui non li sentiva proprio e non aveva nessuna fretta
io tantissima
è salito
siamo partiti
e mentre guidavo mi guardava
sentivo che mi guardava
mi volto all’improvviso e lo becco che mi fissa e sorride
CE LI HAI I FIGLI? mi fa
NO
E PERCHE’?
PERCHE’ NO…NON LO SO PERCHE’…
E’ ORA CHE FAI DEI FIGLI
DICI?
SI, E’ ORA.
poi non ha detto più niente
ha solo continuato a fissarmi e a sorridere mentre guidavo e io
non so perché
mi sentivo molto in colpa
e molto osservato da questo vecchio strano e non vedevo l’ora di scaricarlo
perché mi ricordava mio nonno mio padre e l’ultimo pezzetto sano di coscienza mondiale
e in fondo a Viale XX Settembre finalmente ho detto
SIAMO ARRIVATI
ma non scendeva
ha tirato fuori qualcosa da una tasca e me l’ha messo davanti
tenendolo sul palmo aperto della mano
con una certa gentilezza.
Era un melograno.
PRENDI QUESTO, E’ PER PAGARTI DEL PASSAGGIO.
un melograno…
LASCIA STARE, NON C’E’ BISOGNO…
PRENDILO, E’ BUONO.
In effetti era un melograno bello grosso e maturo, allora ho detto
GRAZIE e l’ho preso
solo allora il vecchio è sceso (altri quindici minuti)
e mentre sparivo in mezzo al traffico lo vedevo dallo specchietto che faceva
CIAO CIAO
con la mano
e il melograno rotolava e rinculava sopra al cruscotto
ad ogni curva e ad ogni frenata
allora ho provato a metterlo nel bauletto ma non ci stava
in terra rotolava lo stesso
in tasca no
allora
l’ho rimesso lì
e mi sono rassegnato a vederlo rotolare e saltellare sopra al cruscotto
come un folletto colorato e vivo
e avevo in testa quel vecchio con i baffoni bianchi che non se ne voleva andare
fin quando ad un semaforo (rosso)
mi sono voltato a sinistra
e ho visto un cammello.
un cammello…
sopra un cassone trainato da una vecchia auto americana celeste con le pinne sui fanali
e l’altoparlante a manetta
dietro due tizi vestiti da domatori accanto al cammello
(erano indiani, o di quelle parti, sui venti-ventidue anni)
che urlavano alla folla in playback
cioè muovevano la bocca ma era l’alto parlante ad andare
invitavano la gente al circo
ma io ho guardato il cammello
ma il cammello non guardava nessuno
fissava un punto indefinito all’orizzonte tra i clacson e i motori a iniezione elettronica
con gli occhi sbarrati e i ciglioni lunghi
e aveva le due gobbe flosce
non dritte e gonfie come quelli della TV
flosce e piegate sulla groppa come due pezzi di cartone bagnato (mai vista una cosa così)
e si vedeva che ne aveva proprio i coglioni pieni del circo e di tutta quella processione impazzita
ma era immobile e arrabbiato come una bestia imbalsamata
e i due domatori continuavano a urlare in playback con le braccia alzate al cielo
quando mi accorgo che questi due stronzi
mentre sbracciano tengono i pugni chiusi ma con i medi alzati e in sostanza
stanno mandando a fare in culo tutta la folla circostante
mentre con grida di giubilo la invitano al circo
era una scena pazzesca
ma la cosa più pazzesca era che nessuno se ne accorgeva
e questi due
continuavano bellamente a mandarci in culo tutti quanti con i medi alzati
mentre sorridevano alla folla
e allora non ho perso tempo (temevo scattasse il verde)
ce li avevo proprio accanto
ho aperto il finestrino all’istante
ho sorriso anch’io
e gli ho mostrato il mio medio col braccio tutto steso verso loro
ma uno se ne è accorto
si è girato verso di me
questo stronzo
ha steso le braccia nella mia direzione e ha unito i medi di entrambe le mani
spiazzandomi
e mandandomi affanculo al quadrato
non ho fatto in tempo a organizzare una replica
perché il verde è arrivato e il cammello con un sobbalzo s’è mosso in avanti
e io ho dovuto dare gas e superarli (sempre col braccio fuori e il medio alzato)
poi li ho persi nel retrovisore
e ho continuato a guidare frastornato
dentro a quella strana giornata
col melograno maturo che saltellava sopra al mio cruscotto.
Esistono eccome i giorni senza logica
senza ragione
e appartengono forse a una categoria,
indefinibile,
una cosa a parte
nessun termine esistente, come una dannazione leggera
un fatto dietro l’altro
oggetti senza nome, questa luce strana, un giorno già diverso
come una goccia d’urina tra i capelli alle 7,30 nello specchio, e poi
pezzi di ghiaccio nelle tasche alle 10,25
e tutti gli storpi e tutti i pazzi della città a convegno in Piazza della Repubblica alle 12
avanti e indietro avanti e indietro con le sigarette accese
e un cavallo azzurro la sera dentro al letto alle 23,34
accanto a voi
con gli occhi verdi pieni di sonno che vi osserva
e sbadiglia come un uomo
senza più denti.
Non affiora mai nessuna domanda
in questi giorni strani
nemmeno una domanda
solo un sogno notturno che lascia nella stanza sette otto orribili
statue di legno grezzo al posto del cavallo,
orribili e concrete ma col sudore dentro al buio ancora nessuna domanda né spavento.
Domani sarà NORMALE ordinario e rassegnato
I soliti PERCHE’ e tutta la paura conosciuta
ma l’altro ieri era così
un giorno a parte con sole e nebbia in una luce poco terrestre
e appena fuori casa vedo sulla Flaminia un vecchio al lato
di un gran traffico bestiale
un vecchio di almeno anni 85
che agita il pollice in direzione di marcia come un freack che va al mare nel ‘70
con la giacchetta di lana e i baffoni bianchi e sorride al traffico
di processionarie metalliche che allargano sistematiche la traiettoria
e lo evitano con cura, ma quello ride ai macchinoni
e porta sotto la giacca una camicia a quadri e i pantaloni di lana senza piega
consumati alle ginocchia
e solo due ciuffi di capelli bianchi sulle tempie tagliati freschi dal barbiere
e sorride alla scena inferocita dei motori con questo pollice agitato in mezzo al putiferio
nessuno l’ha avvertito che la folla è cambiata
non va più di moda
AUTOSTOP
la folla è malfidata e avvelenata ormai da tanto ma lui si sente davvero moderno
e quando mi vede si butta proprio in mezzo e spalanca le braccia
PROPRIO A ME
sempre col pollice agitato in aria come un burattino impazzito
vecchio pazzo (come hai fatto a diventare così vecchio?)
ma di ammazzarlo non ce la faccio proprio non me la sento di prima mattina, sangue
folla di curiosi e ambulanze
polizia
vigili
carabinieri
NON POSSO
allora metto la freccia e rallento con calma (apparente)
abbasso il finestrino e gli urlo curioso e incazzato
DOVE VAI !?
MI FA MALE UNA GAMBA, PORTAMI IN FONDO A VIA XX SETTEMBRE.
non era pazzo, aveva solo male ad una gamba
allora ho aperto lo sportello e lui è salito impiegandoci
non meno di dodici minuti con le macchine dietro che suonavano imbestialite
ma lui non li sentiva proprio e non aveva nessuna fretta
io tantissima
è salito
siamo partiti
e mentre guidavo mi guardava
sentivo che mi guardava
mi volto all’improvviso e lo becco che mi fissa e sorride
CE LI HAI I FIGLI? mi fa
NO
E PERCHE’?
PERCHE’ NO…NON LO SO PERCHE’…
E’ ORA CHE FAI DEI FIGLI
DICI?
SI, E’ ORA.
poi non ha detto più niente
ha solo continuato a fissarmi e a sorridere mentre guidavo e io
non so perché
mi sentivo molto in colpa
e molto osservato da questo vecchio strano e non vedevo l’ora di scaricarlo
perché mi ricordava mio nonno mio padre e l’ultimo pezzetto sano di coscienza mondiale
e in fondo a Viale XX Settembre finalmente ho detto
SIAMO ARRIVATI
ma non scendeva
ha tirato fuori qualcosa da una tasca e me l’ha messo davanti
tenendolo sul palmo aperto della mano
con una certa gentilezza.
Era un melograno.
PRENDI QUESTO, E’ PER PAGARTI DEL PASSAGGIO.
un melograno…
LASCIA STARE, NON C’E’ BISOGNO…
PRENDILO, E’ BUONO.
In effetti era un melograno bello grosso e maturo, allora ho detto
GRAZIE e l’ho preso
solo allora il vecchio è sceso (altri quindici minuti)
e mentre sparivo in mezzo al traffico lo vedevo dallo specchietto che faceva
CIAO CIAO
con la mano
e il melograno rotolava e rinculava sopra al cruscotto
ad ogni curva e ad ogni frenata
allora ho provato a metterlo nel bauletto ma non ci stava
in terra rotolava lo stesso
in tasca no
allora
l’ho rimesso lì
e mi sono rassegnato a vederlo rotolare e saltellare sopra al cruscotto
come un folletto colorato e vivo
e avevo in testa quel vecchio con i baffoni bianchi che non se ne voleva andare
fin quando ad un semaforo (rosso)
mi sono voltato a sinistra
e ho visto un cammello.
un cammello…
sopra un cassone trainato da una vecchia auto americana celeste con le pinne sui fanali
e l’altoparlante a manetta
dietro due tizi vestiti da domatori accanto al cammello
(erano indiani, o di quelle parti, sui venti-ventidue anni)
che urlavano alla folla in playback
cioè muovevano la bocca ma era l’alto parlante ad andare
invitavano la gente al circo
ma io ho guardato il cammello
ma il cammello non guardava nessuno
fissava un punto indefinito all’orizzonte tra i clacson e i motori a iniezione elettronica
con gli occhi sbarrati e i ciglioni lunghi
e aveva le due gobbe flosce
non dritte e gonfie come quelli della TV
flosce e piegate sulla groppa come due pezzi di cartone bagnato (mai vista una cosa così)
e si vedeva che ne aveva proprio i coglioni pieni del circo e di tutta quella processione impazzita
ma era immobile e arrabbiato come una bestia imbalsamata
e i due domatori continuavano a urlare in playback con le braccia alzate al cielo
quando mi accorgo che questi due stronzi
mentre sbracciano tengono i pugni chiusi ma con i medi alzati e in sostanza
stanno mandando a fare in culo tutta la folla circostante
mentre con grida di giubilo la invitano al circo
era una scena pazzesca
ma la cosa più pazzesca era che nessuno se ne accorgeva
e questi due
continuavano bellamente a mandarci in culo tutti quanti con i medi alzati
mentre sorridevano alla folla
e allora non ho perso tempo (temevo scattasse il verde)
ce li avevo proprio accanto
ho aperto il finestrino all’istante
ho sorriso anch’io
e gli ho mostrato il mio medio col braccio tutto steso verso loro
ma uno se ne è accorto
si è girato verso di me
questo stronzo
ha steso le braccia nella mia direzione e ha unito i medi di entrambe le mani
spiazzandomi
e mandandomi affanculo al quadrato
non ho fatto in tempo a organizzare una replica
perché il verde è arrivato e il cammello con un sobbalzo s’è mosso in avanti
e io ho dovuto dare gas e superarli (sempre col braccio fuori e il medio alzato)
poi li ho persi nel retrovisore
e ho continuato a guidare frastornato
dentro a quella strana giornata
col melograno maturo che saltellava sopra al mio cruscotto.
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