Tuesday, September 05, 2006
Random (esperimenti di scrittura)
Savana
Carlo guardava affascinato la sequenza infinita di baobab e di terra rossa, sulla quale ogni tanto comparivano mandrie di bestiame smunto accompagnate da ragazzini stracciati ma allegri. Erano passati ormai alcuni mesi dal suo arrivo in Tanzania ed era sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta, gli ampi spazi e la bellezza della natura gli regalavano una serenità che da anni in Italia non aveva più.
Ma c'era di più: a dargli pace era anche il lavorare per un'idea e non solo per il denaro, non che fosse un'idealista o un illuso, conosceva bene e apprezzava il fatto di poter vivere bene e senza problemi economici ma allo stesso modo conosceva anche l'altra faccia della medaglia.
Ed ora si trovava,a ventisette anni, catapultato nell'Africa nera; guidando il potente fuoristrada osservava i volti d'ebano dei suoi compagni, si sentiva a suo agio assieme a loro e capiva che anche loro lo avevano accettato. Fortunatamente era riuscito ad impadronirsi abbastanza velocemente della lingua locale per cui passava parecchio tempo a parlare con loro per cercare di comprendere più a fondo il loro modo di vivere ed anche come percepivano quel gruppo di bianchi venuti lì non per far soldi.
Quella mattina si stavano recando a Manyatta, un piccolo villaggio ai bordi del grande altopiano comunemente chiamato Masai step, per incontrarne gli abitanti ed i loro capi e programmare i lavori per portare l'acqua al villaggio; non sarebbe stato facile convincere il "katibu" cioè il rappresentante locale del partito che parte dei lavori erano a loro carico e che si sarebbero dovuti poi far carico del mantenimento di un sorvegliante degli impianti.
"Angalya mchawi, guarda lo stregone - disse Matayo - oltre alla riunione ci sarà festa ed anche una cerimonia per attirare la benevolenza degli antenati e scacciare gli shetani, i diavoli." Matayo assieme a Julyus e Onesimo erano i tecnici che Carlo aveva trovato al suo arrivo, tenendo conto che solamente tre anni prima di mestiere facevano i carbonai, si poteva vedere il buon lavoro di formazione svolto dal volontario che lui aveva sostituito. Era sicuro che grazie alla loro volontà e intelligenza unite alle conoscenze che lui gli avrebbe trasferito sarebbero ben presto diventati autonomi in tutto quel che riguardava la realizzazione degli impianti.
George Chitema il katibu di Manyatta si avvicinò con fare molto formale a Carlo, quindi lo salutò ignorando volutamente gli altri uomini del gruppo: Carlo capì che questo era il suo modo di dirgli che quelli importanti e che avrebbero deciso erano loro due.
A George Chitema non era piaciuto molto l'atteggiamento di Carlo: il discorso fatto dall'europeo chiariva in modo inequivocabile il sistema di gestione e le priorità dell'uso dell'acqua, vi erano pochi margini per inserirsi e trarne un guadagno personale. Se a questo si aggiungeva il fatto che il suo commercio di trasporto acqua tramite barili sarebbe calato l'antipatia per lo mzungu - europeo - saliva di minuto in minuto.
Carlo ignaro dei sentimenti del katibu osservava Majengo lo stregone ,che borbottando in una lingua che probabilmente neanche lui capiva più, stava sgozzando una capra nera dopo aver già eseguito la stessa operazione con un gallo dello stesso colore: stava ora raccogliendo in un recipiente ricavato da una zucca vuota il sangue dei due animali, dopo di che cominciò a camminare aspergendo di sangue tutta l'area destinata alla realizzazione dell'impianto, tutto questo senza mai smettere di biascicare le sue invocazioni agli antenati.
Appena lo stregone terminò i suoi riti venne portato il cibo: grossi vassoi con polenta bianca, mchicha verdura simile al cavolo e carne, da cui tutti gli invitati attingevano a mani nude. Il banchetto andò avanti fino a quando non rimase nulla, in luoghi dove non c'è la certezza del cibo quando si può non si avanza niente. Carlo stava parlando con alcune persone quando venne portato il pombe, la birra locale fatta facendo fermentare il miglio, l'aspetto non era dei migliori: una schiuma grigiastra colma di pagliuzze e semi ricopriva un liquido marroncino poco alcolico ma che veniva consumato in grandi quantità.
Era mattina, la luce che filtrava tra le tende svegliò Carlo, venne subito assalito da un feroce mal di testa, evidentemente aveva esagerato con il pombe ed ora si malediceva per essersi fatto trascinare fino in fondo; d'altra parte quando i tamburi avevano cominciato a suonare e le donne e quelli che una volta erano dei guerrieri orgogliosi a ballare con le movenze ed il loro ritmo scatenato ma del tutto istintivo si era sentito parte di loro e vivo come non mai.
Dopo una doccia, che in parte lo aveva rimesso in sesto, decise di fare colazione sulla veranda di casa; da lì poteva ammirare la savana che si estendeva fino a fondersi all'orizzonte con il cielo così particolare in Africa che pare di poterlo accarezzare.
Si stava versando una seconda tazza di caffè quando ,dal vialetto principale contornato da bouganville di un rosa carico, vide arrivare Emilio il geologo che con la sua statura ed i capelli sempre arruffati si confondeva bene con gli alberi di papaya; "Allora - disse quest'ultimo - come è andata la riunione a Manyatta? Ho sentito dire che ti sei divertito, non è stato così per Chitema che era parecchio arrabbiato."
"Siediti e prendi una tazza di caffè - rispose Carlo - sicuramente dovremo fare attenzione perché cercherà di metterci i bastoni tra le ruote, ha parecchie conoscenze e sicuramente non gli và di perdere il suo businnes."
Parlarono ancora un po e dopo si lasciarono ognuno diretto verso il proprio lavoro, Carlo pensava e si diceva che anche lì in mezzo alla povertà assoluta c'era chi cercava di approfittarsi dei propri simili.
Dopo tutto era una cosa abbastanza normale in un paese come la Tanzania che dopo l'indipendenza aveva cacciato i bianchi e rifiutato l'aiuto interessato delle multinazionali. Julius Nyerere il capo di stato aveva deciso di rifarsi al sistema tribale di solidarietà chiamato "ujamaa" per sviluppare gradualmente il paese e questo automaticamente implicava il fatto che le molte ricchezze naturali andassero agli abitanti e non soltanto le briciole.
Tutto questo non era piaciuto a chi tesse le trame dell'economia mondiale: per cui la Tanzania si era ritrovata senza più un centesimo d'aiuto da parte del fondo monetario internazionale e d'allora stava precipitando sempre più in basso.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment