Thursday, September 07, 2006

Random (esperimenti di scrittura)




Fulvia

I bagagli erano quasi pronti, erano passate ormai tre settimane da quando Carlo era stato a Roussillon assieme a Jean Pierre, era ormai tempo di iniziare questo nuovo viaggio africano. In quel momento Carlo era seduto sul letto assorto nei suoi pensieri: rovistando nei cassetti alla ricerca del passaporto e di altri documenti aveva trovato una vecchia foto che lo ritraeva assieme ad una splendida ragazza bionda, vi era un contrasto enorme tra la bellezza del viso e la tristezza dei grandi occhi celesti......
Carlo stava uscendo dal bar dove si recava di solito, quando aveva visto Fulvia, così si chiamava la ragazza bionda, che cercava senza riuscirvi di far partire la vecchia Diane.
"Hai bisogno di una mano?- chiese Carlo. "Si volentieri ,non so perché ma oggi non ne vuole sapere". Si erano conosciuti così,anche se Carlo sapeva chi era perché il paese non era certo grande, era riuscito ad avviare la macchina e poi l'aveva invitata a bere un aperitivo. Lei aveva cortesemente rifiutato dicendo che aveva fretta, però si era detta disponibile al prossimo incontro casuale tra di loro, Carlo pensava che non sarebbe mai successo, lei aveva un giro diverso dal suo ed anche un paio di anni in più. Adesso i ricordi correvano più veloci : al contrario di quanto aveva pensato si erano rivisti, un aperitivo, in seguito una cena, una gita a Nizza finché una sera senza alcuna programmazione erano finiti a letto.
Ora la memoria fluiva di nuovo lenta: dopo quella prima notte trascorsa a casa di Carlo, che nonostante i suoi ventun anni viveva solo, si erano rivisti con una certa frequenza ed il loro legame era diventato a mano a mano più profondo fino a portarli a decidere di vivere assieme.
Vi era qualche cosa in Fulvia che però inquietava Carlo, a volte pareva assente oppure spariva per delle ore senza dare spiegazioni, lui sapeva che prima aveva avuto una relazione burrascosa con un tipo che ora stava in carcere.
Però i momenti di dolcezza erano superiori ai problemi o forse Carlo non voleva vederli: non si era mai sentito così legato ad una donna e pensava che nessuna altra storia gli avrebbe più dato le stesse cose. Il ricordo più bello di loro due era legato ad una vacanza molto breve passata a Barcellona, era inverno però la città era bellissima e si poteva passeggiare anche alla sera nella rambla, avevano preso alloggio in una piccola pensione vicino al porto e per i primi due giorni erano usciti pochissimo non riuscendo a staccarsi dal letto.
Poi però avevano cominciato a visitare la città e Carlo ancora rivedeva lo stupore negli occhi di lei davanti alla Sagrada Familia, o ancora il divertimento e le risa guardando gli artisti che affollavano le strade, la sera poi sedevano ai tavolini dei locali sulla rambla per ascoltare la musica.
Era stata una settimana fantastica e Carlo a volte non riusciva a credere che lei si fosse messa con lui: aveva sempre pensato di non essere all'altezza della sua bellezza, anche se aveva già avuto una donna decisamente attraente.
Per quel che ricordava Carlo quelli erano stati gli ultimi momenti veramente felici che trascorsero insieme : da lì a poco si sarebbe rivelato appieno chi possedeva realmente e pienamente Fulvia. I silenzi e le assenze di Fulvia si facevano sempre più frequenti e anche quando c'era non era più come prima, anche a letto dove erano sempre stati bene non vi era la stessa atmosfera intima ma allegra, alle domande di Carlo lei dava risposte vaghe o a volte molto nervose.
Una sera, in cui Carlo era dovuto tornare inaspettatamente a casa, capì il perché di quel cambiamento : era entrato senza far rumore e stava andando in camera quando vide Fulvia seduta davanti al tavolo della cucina che guardava come affascinata la siringa di vetro celeste in cui si vedeva un liquido ambrato, si trattava di eroina come seppe poi Carlo, lentamente la ragazza affondò l'ago nella vena del braccio e tirò lo stantuffo : subito il sangue rosso si mescolò alla sostanza e Fulvia se lo iniettò.
Durante questi pochi attimi Carlo restò immobile annientato, senza neanche riuscire a parlare, con gli occhi che si riempivano di lacrime e proprio in quel momento lei si accorse della sua presenza : il suo viso si irrigidì e disse" da quanto stai lì a spiarmi? Questa è una cosa mia e tu non ci devi entrare." Carlo non disse nulla le si avvicinò e la abbracciò, lei cercò di spingerlo via ma quasi immediatamente si mise a piangere.
Fulvia raccontò che ormai da alcuni anni faceva uso di eroina, ma se all'inizio lo faceva saltuariamente e la fumava negli ultimi mesi aveva sviluppato una grande dipendenza e per motivi economici aveva cominciato ad iniettarsela.
Carlo non sapeva cosa fare, si rendeva conto di trovarsi a fare i conti con una situazione più grande di lui, parlò a lungo con Fulvia chiedendole di farsi aiutare, ma lei disse di non voler sentir parlare di comunità o altri servizi.
Da allora le cose andarono sempre peggio, Carlo ricordava ancora la volta in cui aveva trovato sulla porta di casa un tizio che urlando chiedeva i soldi che Fulvia gli doveva: lui lo aveva gettato per le scale ingiungendogli di non farsi mai più rivedere.
Man mano che la situazione di lei degenerava e diventava evidente agli occhi della gente anche Carlo divenne oggetto di sospetti e commenti malevoli,ma cosa più grave si accorse di essere controllato dai carabinieri, a lui importava poco non poteva neanche pensare di lasciare Fulvia al suo destino.
Tutti gli sforzi erano però vani ne la persuasione ne le minacce, a cui non credeva neanche lui, di lasciarla al suo destino ottennero risultati se non momentanei o di poche settimane: finche un giorno tornando a casa Carlo vide Fulvia distesa sul letto, subito pensò si fosse impasticcata per mitigare l'astinenza, ma quasi subito si accorse della siringa e del cucchiaino usato per sciogliere l'eroina rovesciati in terra.
Con la paura che gli attanagliava lo stomaco si avvicinò al letto e vide Fulvia esanime con gli occhi celesti che sembravano guardarlo con un'aria di rimprovero, non aveva mai provato un dolore simile e una tale sensazione di vuoto e impotenza: passarono un paio d'ore prima che riuscisse a chiamare i genitori di lei.
L'eroina si era portata via la donna che forse lui aveva amato di più, ed ora si ritrovava solo e con una sensazione di vuoto che non lo lasciava ragionare, decise di rifugiarsi nello sport e nel lavoro in modo di non lasciare spazi e tempi ai propri pensieri.
Carlo non immaginava che nel corso degli anni avrebbe incontrato di nuovo la polvere bianca e che avrebbe combattuto ancora con lei, forse se lo avesse previsto la sua vita sarebbe stata meno complicata e più tranquilla: però non avrebbe visto luoghi e conosciuto persone per lui importanti.

2 comments:

Maddalena Bellagio said...

Ben fatto, ben scritto. Mi ha emozionato.

mchawi said...

grazie, sono esperienze che mi hanno segnato profondamente