Wednesday, January 10, 2007
OSPITI: Molteni
NON SI PRENDE A CALCI UN UOMO DI 57 ANNI (non lo fare mai più che t’ammazzo)
Questo soggetto è un brutto servo scelto dal padrone (titolare dell’impresa)
uguale a tutti quelli della sua brutta razza (sono milioni)
cattivo e voce grossa con quelli appena sotto
sorrisi e denti gialli con quelli appena sopra
e io
nel lercio schema che trasporta in testa
sto proprio sopra a lui
guarda un po’
ah ah
sto sopra a lui
e quindi a me tocca lo spettacolo indecente della bocconata di denti zozzi
battute (oscene) e pure le pacche sulle spalle che parola mia m’arrivano con l’erpes
le evito in tutti i modi, dio m’è testimone
le scanso
gli lancio occhiate torve iniettate di sangue
gli blocco il braccio schifo
lo spingo via
gli urlo e sputo in faccia
E FERMO CO ‘STE MANI!
niente
s’impunta
peggio di un somaro piantato in salita che non sente né le bastonate
né i morsi nelle orecchie
tutto da capo
ogni volta ci riprova – s’è messo in testa di diventarmi amico st’animale -
ma la prima volta che l’ho visto, madonnina mia…
la prima volta la ricordo (dio m’è testimone, e anche la madonna)
la ricordo
in quel cantiere in cima al monte a meno sette gradi d’inverno
stava sopra a un tetto, paonazzo
piccolo e orrendo
come un diavolo smerdato scartato dall’inferno
ignobile e impestato
lui non solleva pesi - lui non fa sforzi - lui è il CAPO CANTIERE
urla ordini (che un’ora prima hanno urlato in faccia a lui)
e urlava a squarciagola a un poveraccio intirizzito alle sette del mattino di Febbraio
un rumeno
avrà avuto ventun anni
(lontano da tutto, perso in questa Americhetta inutile e imbecille)
perché ‘sto disgraziato doveva fare un buco nel muro
e s’era scordato a terra il TRAPANO CON LA PUNTA A TAZZA, pensa tu
era salito in cima al tetto (a rischio della vita - ovviamente)
ma non aveva capito bene l’ordine
(da 4 mesi in Italia, terra di poeti, di lingue antiche e musicali….
ma lui che se ne fa della lingua antica, con tutti ‘sti cazzo di dialetti
verbi e parole complicate)
e il TRAPANO CON LA PUNTA A TAZZA era rimasto a terra, pensa tu
come uno sputo in faccia a cristo sulla croce
come la colpa più enorme senza redenzione e senza rimedio
con questo bacherozzo lurido che badava a urlare a un centimetro dal naso del ragazzo
LA PUNTA A TAZZA, TESTA DI CAZZO, CHE T’HO DETTO? EH? CHE T’HO DETTO ?
T’HO DETTO LA PUNTA A TAZZA, RINCOGLIONITO !
……….ma io ke…non kapito…!
NON CAPITO…..UNA SEGA! VAFFANCULO TE E UNA PACCA DELLA ROMANIA!! CAPITE SOLO QUANDO CAZZO VI FA COMODO !
ADESSO RISCENDI E VAI A PIGLIARE STO CAZZO DI TRAPANO
CON LA PUNTA A TAZZA, DIO BESTIA, E CI VAI DI CORSA !!
CHE STAMATTINA TI BUTTO DI SOTTO DA STO TETTO, DIO BOIA!
TI CI BUTTO DI SOTTO, PAROLA MIA ! !
e ho visto da quella bocca quello scroscio immondo all’improvviso
come l’inferno che affiora in superficie
come la somma di tutti i crimini mondiali (non avevo preso ancora nemmeno il caffè)
un vomito eruttato dal centro buio della terra da tutti i demoni degli inferi
e in un secondo - in mattine come queste - crolla tutto nella polvere dei calcinacci
tra le macerie della carne volenterosa del pensiero e delle idee
di passione – ingegno – fantasia – impegno -
nella polvere
il gioco dei volumi e delle ombre e tutta la sociologia urbana e rurale
il magico formicolio delle tensioni
invisibili e potenti
che corrono precise senza sosta lungo le linee di forza
nelle vertebre delle strutture
dentro gli sbalzi nel vuoto, lungo le travi e i pilastri snelli
e tutti i materiali accostati e combinati nelle 3 dimensioni del quadro dello spazio
il poroton - l’acciaio - il cemento - la calce - il legno - gesso e cartone - lo zinco e l’alluminio
vernici all’acqua - tinte acriliche - a calce
che discutono oppure urlano sotto la luce
all’improvviso tutto spento
finito
Brunelleschi e il Buontalenti – Bernini – Borromini – Siza – Wright - Mies e Murcutt
finiti nella polvere in un istante, tutti lì,
tutto in un secondo
e non si recupera, non si recupera
quelle mattine finisce tutto e s’accumula il veleno
proprio dove cominciano cravatte assassine e valigette complici dopobarba da boia
brutti delinquenti
taglia gole
facce brutte (ma rasate) anime come la pece
voci come tagliole
contabilità truccate con varianti in corso d’opera triplicate
e poi truccate ancora per raddoppiarle un’altra volta (che si può fare, ma si che si può fare)
lavoro nero, compromessi come doglie come coliche renali
strette di mano unte e puzzolenti
sudore e umiliazioni
(e l’architettura?)
morti che non si sa perché dicono bianche senza senso
senza lacrime bigliettini col bordo nero e condoglianze
per risparmiare un ponteggio nuovo (25 Euro/mq) o un salva piede (1,30 Euro/m),
un cavo elettrico a norma (0,80 Euro/m)
un quadro elettrico a norma (282 Euro)
una puntazza in rame a norma per lo scarico a terra (18 Euro)
tanto per non precipitare giù tra chiodi e tavole
scaglie di mattone
col collo rotto
per non restare folgorati – attaccati – bruciacchiati come bestie a una barra che per mera distrazione
trasporta miliardi di elettroni
costa così la sicurezza,
la vita del ragazzo dalla Romania, un tot a metro quadro, o a metro lineare, neanche tanto
anzi poco
ma comunque tutto spreco che non serve,
solo spreco
che sti zozzi soldi
non sanno manco come spenderli, non sanno manco divertirsi
godono soltanto a vederne il mucchio come iene snaturate davanti al mucchio di carcasse
e che ci faccio io qui?
per forza me lo chiedo
mentre fisso immobile qualcosa d’impreciso e aspetto che tutto passi
ma non passa mai quelle mattine e s’accumula il veleno
come l’acqua nelle gobbe del cammello, s’accumula
e la mattina che conobbi quel insetto in cima a un tetto aggiunsi altro veleno
uno scroscio una cascata avvelenata
mentre dovevamo demolire
distruggere per sempre
un borgo millenario di pastori e legnaioli
il COMUNE con tutte le sue menti dirigenti lo abbatteva perché era abbandonato
per rifarlo molto bello, per i villeggianti
coi telecomandi le iacuzzi dentro ai cessi e le antenne sopra ai tetti.
Incarico accettato.
IO l’altro assassino, quello che ha firmato e timbrato, altroché
PROGETTISTA e DIRETTORE DEI LAVORI…
bello GROSSO sul cartello di cantiere :
MOLTENI – PROGETTISTA DELLE OPERE E DIRETTORE DEI LAVORI, bello
l’assassino a lettere maiuscole
morto di fame da cento anni senza scelta
inutile
sono io quello, che si sappia.
Però il capomastro sta a distanza, e ce lo tengo a tutta forza (almeno questo)
mentre sorride a me
copre di merda con le urla inferocite i carpentieri
e lo fa in contemporanea
se vedeste com’è bravo, mica tutti sono in grado
sorride e m’offre il caffè tutti i santi giorni non ne salta uno per dio
un caffè architetto? (32 denti gialli) e intanto
E TU MUOVITI PORCODDIO, T’HO DETTO MUOVITI CON QUEL FERRO !!
col caffè e il sorriso in mano…
….ma che caffè e caffè, diamoci una mossa
voglio andarmene da qui
voglia chiuderla al più presto
questa storia andata male
questa macchia nello stomaco questo aborto insanguinato
mentre fisso una barra ∅18 arrugginita penso a me ragazzo
architetto mezzo ubriaco che osserva il mondo con il vino per farselo piacere
e ne inventava ogni volta un altro nuovo in un’altra direzione per migliorare
qualche cosa in queste vostre vite di famiglia
in queste regole non mie – prese in mano e lavorate per voi soltanto
ero un ragazzo
di tutto quello c’è rimasto solo il vino
finché una mattina il CAPOMASTRO appena risalito di notte dall’inferno
ha dato un calcio in culo ad un uomo – gli ha dato un calcio nel culo
un operaio coi capelli bianchi più vecchio di vent’anni
moglie e tre figli a scuola
mutuo – libri utilitaria e bollette
che mi dice buongiorno e mi da sempre del lei – del voi a suo padre – mai una parola fuori posto un sorriso ogni mattina
non afferrai il motivo esatto
ma lo fece
gli appioppò un calcio in culo
davanti a me
davanti a tutti
e in quel preciso istante per il fatto troppo grosso
per la vergogna troppo enorme
si fermò tutto quanto
nei boschi e l’Appennino circostante
corsero a nascondersi E A OSSERVARCI INORRIDITI
scoiattoli e cinghiali le volpi, i tassi e i lupi
inorriditi dagli umani
e rimase tutto immobile per un tempo immenso
fino a quando l’uomo dai capelli bianchi alzò lo sguardo e mi guardò
e lo vidi a tavola in famiglia
la pagella di suo figlio e le lasagne calde dentro al piatto
aveva preso un calcio in culo lì davanti a tutti
non sapeva cosa fare mentre il lurido individuo urlava qualcos’altro d’indicibile e di orrendo
io e l’uomo che aveva preso il calcio ci guardammo
e decidemmo per quella mattina di ammazzarlo un’altra volta
la prossima
così montai sopra la cabina della ruspa
arrivata per distruggere
e gridai a dio e al conducente
AVANTI CON QUESTA BENNA, COMINCIAMO A DEMOLIRE !
mentre tutto il creato
nel massimo silenzio osservava noi
la somma sporca di tutti i nostri crimini.
PS – CAPOMASTRO, voglio dirti – lo devi sapere - che quel uomo ha tre figli, una moglie i capelli grigi e 57 anni. Ha la pancia e la schiena curva, ma gli hai visto mai le mani?
C’è sopra sei millimetri di cuoio, quello piega e ci fa un nodo a una barra ∅40 d’acciaio temperato. Solleva 4 sacche di cemento da 25Kg per volta, senza minimo sforzo.
Tiene in mano in pieno Agosto l’acciaio a 70°, d’inverno le barre ad aderenza migliorata ricoperte di ghiaccio e brina.
Lavora indifferentemente a 45° sopra un tetto d’estate dopo pranzo (due piccioni e 350g di tagliatelle al sugo) o a febbraio a -15° in cima a un monte coperto di neve gelata.
E sorride sempre, dice buongiorno a tutti.
CAPOMASTRO, hai colpito un componente dell’unica vera razza superiore, lo sai?
Ti strozza con una mano sola, mentre s’accende un MS. Ti stacca la testa con uno schiaffo solo, se volesse. Ma quel uomo superiore non ha colpito mai nessuno, un compagno di lavoro, un ubriaco dentro un bar, sua moglie o uno qualunque dei tre figli.
Il suo corpo e le sue mani sono mezzi di lavoro solamente.
CAPOMASTRO, non lo fare mai più, perché t’ammazzo io. E mi faccio senza battere ciglio trent’anni di galera (con le attenuanti generiche e la buona condotta dopo sei anni sono fuori. Torno lì, ammazzo tutta la tua famiglia e t’incendio la casa).
In fede, Architetto Marcello Molteni
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