Monday, January 15, 2007

Random (esperimenti di scrittura)



Polvere


La sera era fredda, a gennaio a Cuneo alle diciassette è notte fonda, l’uomo aspettava rabbrividendo dentro il suo giaccone, sotto i portici.
Cuneo è una città piccola per essere un capoluogo di provincia, ci abitano circa cinquantamila abitanti, la sua particolarità è quella di avere i portici per tutta la lunghezza dei corsi principali, ciò permette alla gente di passeggiare tranquillamente anche d’inverno e spostarsi agevolmente a piedi.
La neve ricopriva i tetti ed il cielo era plumbeo, promessa certa di nuove nevicate, l’uomo però non rabbrividiva per il freddo, no quello non avrebbe disturbato Carlo quello che lo faceva rabbrividire era il sopravvenire dell’astinenza.
Si era iniettato l’ultimo quartino di “roba” a metà giornata ed ora cominciava ad avvertire i brividi e la sudorazione caratteristica che precedevano la crisi, stava aspettando rassegnato l’arrivo del “cavallo” che gli avrebbe consegnato l’eroina.
Di solito Carlo si riforniva direttamente a Torino: all’inizio degli anni ottanta il mercato era in mano ai “catanesi”, erano loro ad aver introdotto nel capoluogo piemontese il brown sugar.
Quel giorno invece gli avevano telefonato dicendogli che sarebbero passati a Cuneo per degli affari e che se voleva gli avrebbero portato i suoi soliti cinque “pezzi”, Carlo aveva accettato contento all’idea di non doversi sbattere sulle strade coperte di neve.
I brividi aumentavano ma Carlo non gli dava peso, sapeva che i suoi fornitori non lo avrebbero tradito, anzi il leggero malessere gli era quasi gradito: d’altra parte la cosa bella della dipendenza è la dipendenza stessa e l’attimo in cui la si soddisfa così pensava lui.
L’uomo era arrivato, rapidamente soldi e roba cambiarono di mano: lui non controllò la busta e l’altro non contò i soldi, non c’era bisogno, era un rapporto commerciale e nonostante il genere, di fiducia.
Loro erano grossisti e lo conoscevano da prima della sua tossicodipendenza, lui dal suo canto guadagnava bene e vendendo una parte della roba riusciva a mantenersi il vizio: all’epoca la situazione a Cuneo era tranquilla ed i rischi pochi.
Carlo si affrettò verso casa, “è vero che il bello della dipendenza è la dipendenza” diceva parlottando da solo, “ adesso però sto male”, casa sua era poco lontano da Cuneo e in un quarto d’ora si ritrovò seduto in cucina a preparare l’eroina.
Aveva predisposto tutti gli arnesi del mestiere: cucchiaino, coltellino, acqua distillata, limone, accendino, cotone e ultima ma importantissima la siringa monouso: Carlo non voleva rischi inutili, l’epatite era sempre in agguato e da qualche tempo si vociferava di una nuova malattia che sembrava colpisse gli omosessuali e anche i tossici.
Il brown sugar è un tipo di eroina in pietre e non in polvere, Carlo sbriciolò con cura alcune pietrine servendosi del coltellino, mise la roba nel cucchiaino aggiunse l’acqua e il limone dopo di che cominciò a scaldare il composto.
Quando tutta l’eroina fu sciolta mise un minuscolo batuffolo di cotone nel cucchiaio ed attraverso quel filtro l’aspirò con la siringa: con calma fece uscire l’aria dalla siringa, poi si arrotolò la camicia, comparvero evidenti le vene senza bisogno di alcun laccio; a questo punto come sempre gli tornò in mente Fulvia ed il giorno in cui la ritrovò esanime a causa di una over dose.
“Forse questa volta ti raggiungo amore”, questo pensava tutte le volte prima di iniettarsi la dose: poi senza pensarci due volte conficcò l’ago nella vena, tirò indietro leggermente lo stantuffo e subito il sangue andò a mescolarsi con il liquido ambrato contenuto nella siringa, di colpo abbassò lo stantuffo e restò ad aspettare la vampa avvolgente a lui ben nota oppure l’oblio.
Anche questa volta non si ritrovò al cospetto di Fulvia, deluso tirò fuori dalla vena l’ago, gettò via la siringa e mise in una scatolina il filtro usato per aspirare l’eroina; questa era un’abitudine che qualsiasi tossico previdente aveva: in periodi di magra facendo bollire i filtri si riusciva a tirare fuori sufficiente roba da tamponare l’astinenza.
Carlo cominciò a suddividere la roba: confezionò le bustine che gli avrebbero permesso (una volta vendute) di ricomprarla e sistemò quella per il suo consumo nel solito vasetto di cristallo che teneva nella credenza insieme alle spezie da cucina.
Seduto sul divano ripensava a quando stava con Fulvia e con quanta testardaggine aveva provato a farla smettere, ricordava le liti con lei e con gli spacciatori (quegli stessi da cui ora si forniva), ora a distanza di pochi anni era anche lui precipitato nella stessa palude: era veramente una situazione ironica.
Era passato da strenuo avversario dell’eroina a suo adepto fedele, certo c’era un’attrazione macabra e una malcelata voglia di giungere finalmente alla fine, stette a riflettere ancora un po’ sugli avvenimenti passati e giunse alla conclusione che per adesso andava bene così, il tempo e la fortuna avrebbero deciso il suo destino.

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